Il recente tentativo di imporre il velo alla scuola di addestramento forense rivela il presunto proselitismo islamista di alcune comunità religiose all’interno dell’istituto giudiziario. Stanno così emergendo sempre più incidenti, violazioni inaccettabili che danneggiano la nostra professione e la nostra giustizia repubblicana. Oggi compaiono sui banchi di formazione dei futuri avvocati. Domani saranno presi di mira gli impiegati ei magistrati della sede e del parquet.
Per questo, di fronte a questa pericolosa progressione del fatto religioso all’interno delle nostre file, noi avvocati e ausiliari della giustizia ci esprimiamo prima che sia troppo tardi. Come ultimi baluardi della libertà, non possiamo decidere di far moltiplicare gli atti di attivismo religioso, dannosi per la nostra professione e Buonaper i litiganti. Se accogliamo con favore le parole inequivocabili del Presidente dell’Ordine degli Avvocati di Parigi ricordandole nel 2015 “l’indossare la veste è ovviamente esclusivo di indossare qualsiasi segno religioso distintivo”ogni bar è un regolatore e temiamo che la situazione si evolva in base a incidenti e decisioni particolari, oltre che per mancanza di coraggio o abbandono delle autorità.
Obbligo di neutralità
Accettare di indossare il velo all’interno della nostra istituzione significherebbe accettare che la religione ha la precedenza sull’opera della giustizia. Non possiamo permettere un tale simbolo. Deve prevalere solo l’indossare l’abito, simbolo di autorità, neutralità e dignità di giustizia, valori comuni al popolo di palazzo. Solo l’indossare la veste garantisce l’unità di tutti i servitori della giustizia. Solo l’indossare l’abito ci trascende. Ferocemente indipendenti, noi avvocati siamo fermamente contrari all’indossare un simbolo religioso che costituisce indubbiamente una manifestazione di dipendenza.
“È in gioco l’indipendenza della nostra professione. È in gioco l’indipendenza della magistratura. »
Noi avvocati esigiamo di mantenere una giustizia che garantisca a tutti la possibilità di essere giudicati in un recinto preservato dalle incursioni religiose. Noi avvocati non vogliamo una giustizia comunitaria, oscurantista. Noi avvocati non vogliamo una giustizia velata. Noi avvocati ingiuriamo solennemente al Conseil national des barreaux, sotto la sua giurisdizione, di redigere norme procedurali nazionali, e per non abbandonare la decisione di vietare l’uso del velo da parte di un avvocato, di integrare l’obbligo etico di neutralità religiosa . È in gioco l’indipendenza della nostra professione. In gioco c’è l’indipendenza della magistratura.
Firma:
AIDAN Norbert, foro di Marsiglia
BALLING Louis, bar di Parigi
BONO Sébastien, bar di Parigi
BRETZ Ariane, bar di Parigi
CAILLIEZ Louis, bar di Parigi
CAMPOCASSO Sylvie, Avvocato di Marsiglia
CELLIER Roxane, bar di Parigi
CHABERT Patrick, foro di Rouen (ex presidente)
CONESA Camille, foro di Parigi
COTTERET Brice, bar di Parigi
CUINAT Pierre, foro di Dijon (avvocato onorario) DE MONTBRIAL Thibault, foro di Parigi
DE VILLELE Ludovic, foro di Parigi
DMARCQ Guillaume, bar di Amiens
DRAI Rémi-Pierre, bar di Parigi
EL HAITE Najwa, bar di Parigi
FATIMI Lara, bar di Parigi
FLECHER Henri, foro di Tolone
HENRIQUET Pascale, Avvocato di Bordeaux (avvocato onorario)
HUGONIE Jean-Marc, foro di Parigi (avvocato onorario)
GIOVANOVIC Anne, foro di Parigi
LAVAL Michel, bar di Parigi
MANUEL Paula, bar di Parigi
MARGUET Bruno, foro di Parigi
MARTINEZ Jean, Avvocato di Marsiglia
MASSON Caroline, bar Hauts-de-Seine
MICHEL Brice, bar di Parigi
OBADIA Sophie, bar di Parigi
PONS Frédérique, bar di Parigi
POUJOL Kevin, bar di Parigi
PY Aurélien, Grenoble Bar
ROUVIER Gilles, Bar di Parigi
SAMSON Emélie, bar di Parigi
SAUVAGE Nicolas, bar di Parigi
TEITGEN Francis, foro di Parigi (ex presidente)
TESTU Hugues, foro di Parigi
TOPALOFF Sylvie, bar di Parigi
VALENTIN Caroline, foro di Parigi
VIOTTOLO Agnès, bar di Parigi
WEILL-RAYNAL Aude, bar di Parigi